ART BASEL 2019 – INTERVISTA A TOMMASO TISOT, PRESIDENTE DEL CDA DI PROFESSIONAL TRUST COMPANY
Articolo del Sole 24 Ore – Artecomomy 24:
“Ad Art Basel acquisti milionari
La 50ª edizione di Art Basel a Basilea ha chiuso le porte domenica 16 giugno con un bilancio di 93.000 visitatori, collezionisti da 80 paesi e più di 400 rappresentanti di musei internazionali (13-16 giugno 2019). La qualità dell’offerta si conferma sempre elevata e le gallerie si sono dichiarate molto soddisfatte delle vendite. Sembrano le migliori premesse per i festeggiamenti dei 50 anni di Art Basel (1970-2020), in programma per il prossimo anno con un progetto artistico intercontinentale (Basilea, Miami e Hong Kong), curato da un team intergenerazionale (Kasper König, Christina Li e Hamza Walker).
Le vendite. Già nelle prime ore di fiera sono state vendute opere milionarie come un olio del pioniere dell’arte astratta coreana Kim Whanki in un price range tra 10 e 12 milioni di dollari da Kukje Gallery/Tina Kim Gallery; una serigrafia di Christopher Wool per 6 milioni di dollari da Lévy Gorvy; e, sempre da Levy Gorvy, una testa di Giacometti del 1961 tra 2 e 2,5 milioni di dollari. Ma non si tratta certo di acquisti inaspettati. Per ottenere tali risultati le gallerie si impegnano già prima della manifestazione in un accurato lavoro di pre-vendita e invio di materiali ai potenziali acquirenti, per cui in fiera si arriva a cose (quasi) già fatte. D’altronde i costi a sei cifre che le gallerie sostengono per partecipare all’evento, a cui il gotha del mondo dell’arte non può mancare per non perdere fatturato e prestigio, rendono necessarie scelte molto ben ponderate. “La fiera è molto cara, per cui l’imperativo è vendere e, allora, le gallerie presentano opere in grado di esercitare il loro appeal su un pubblico molto ampio, il che da un lato rende la fiera più accessibile, dall’altro toglie in parte il fattore scoperta” spiega Morgan Long, Senior Director presso The Fine Art Fund, società di consulenza sull’investimento in arte di Londra che aveva in vendita presso alcuni stand della fiera opere non specificate dei due fondi d’arte che sta liquidando. “Solitamente sconsiglio ai miei clienti di acquistare in fiera, che può sembrare un paradosso visto che noi stesso qui acquistiamo e vendiamo, perché c’è troppa fretta, mentre le fiere sono il luogo migliore per guardare e, poi, comprare dopo”.
Fiere sotto attacco. In generale le fiere sono sempre più sotto attacco per la pressione che esercitano sulle gallerie, tanto che quest’anno Art Basel (così come altre fiere tra cui Fiac) ha fatto un passo avanti per andare incontro alle gallerie più deboli cambiando la struttura di pricing degli stand (le gallerie con gli stand più grandi pagano una tariffa più alta al metro quadro). In un contesto altamente competitivo le gallerie cercano sempre più metodi per aumentare il fatturato, per esempio sia Gagosian che Hauser & Wirth hanno affittato delle viewing room private per esporre opere importanti lontano da sguardi indiscreti. Hauser & Wirth ha anche pubblicato due grandi cataloghi patinati con interviste ai suoi artisti, mentre David Zwirner ha puntato sull’online con una sorta di fiera parallela, “Basel Online”, con opere in vendita per un valore totale di 5,6 milioni di dollari. Entro la fine del secondo giorno la galleria ha venduto sulla piattaforma opere per 3,5 milioni di dollari, tra cui una zucca di Yayoi Kusama a 1,8 milioni di dollari, secondo quanto riportato da The Art Newspaper. In stand, intanto, un dipinto dell’artista giapponese è andato per 2 milioni di dollari.
Un mercato polarizzato. E mentre le gallerie più potenti diventano veri e propri imperi culturali tramite l’acquisizione di artisti e lasciti (quelli di Chamberlain, Max Bill e Georges Vantongerloo sono gli ultimi entrati nella scuderia di Hauser & Wirth, che ha venduto ad Art Basel una scultura da 750.000 dollari del primo e un dipinto da 650.000 franchi di Vantongerloo) e tramite strategie innovative come l’acquisto di un’intera isola delle Baleari da parte della stessa galleria svizzera per trasformarla in un centro artistico con residenze, laboratori didattici e un ristorante (già le gallerie in Somerset e a Los Angeles rappresentano esperimenti culturali che hanno avuto importanti effetti sul territorio), le gallerie più piccole faticano a sopravvivere e spesso sono costrette a chiudere (solo in Svizzera hanno chiuso negli ultimi cinque anni circa 50 gallerie, secondo dati dell’Associazione del mercato dell’arte svizzero Verband Kunstmarkt Schweiz). D’altro canto gli acquirenti al top della fascia, nelle cui mani si concentrano i grandi capitali, non sono interessati a rischiare scommettendo sui giovani, bensì cercano opere blue-chip a valori tra i 200.000 dollari e un milione di dollari che rappresentano investimenti sicuri.
Le sezioni di ricerca. Fortunatamente ad Art Basel rimane ancora un po’ di spazio per la ricerca, soprattutto nelle sezioni Art Feature e Art Statement.Nella prima, dedicata ai progetti curatoriali, c’erano 24 gallerie tra cui Daniel Marzona di Berlino con sculture e disegni di Bernd Lohaus, già esposto ad Artissima, che fondono la scultura minimalista e gli insegnamenti di Beuys, in vendita a 50-80.000 euro per le sculture e 10-14.000 euro per le opere su carta. A settembre avrà una mostra presso la fondazione dedicata alla scultura dell’artista tedesco Thomas Schütte. Un’altra galleria berlinese,Klemm’s, ha riscoperto le fotografie di Jan Groover, la prima artista donna fotografa ad arrivare sulla copertina di Artforum, nel 1979. Nonostante la sua influenza su artisti come Wolfgang Tillmans, Annette Kelm o Gregory Crewdson, in Europa è ancora poco conosciuta (prezzi 18-28.000 euro). La milanese Raffaella Cortese, invece, ha proposto un dialogo sul paesaggio tra Helen Mirra e Allyson Strafella, la prima con piccoli arazzi (14-15.000 euro), la seconda con opere su carta battute a macchina fino a creare una trama indecifrabile (5-6.000 euro), uno stand minimale e silenzioso che è stato molto apprezzato.
Le scelte dei collezionisti italiani. Nella sezione Art Statement ha riscosso grande successo lo stand di SpazioAdi Pistoia, in fiera per la prima volta, con uno stand dedicato a Giulia Cenci che ha vinto il premio Baloise Artprizeinsieme a Xinyi Cheng allo stand di Balice Hertling. Entusiasti soprattutto i collezionisti italiani presenti, che la sostengono da anni, come Fabio Agovino, consulente finanziario Widiba, che ce l’ha in collezione (in fiera ha apprezzato anche Simon Fujiwara da Esther Schippere ne sta valutando l’acquisto) e il notaio Vittorio Gaddi. Quest’ultimo in fiera ha acquistato una scultura di Claudia Comte da König Galerie, dove ha apprezzato anche Alicja Kwade, oltre a Gabriel Chaile da Barro, Alvaro Urbano da ChertLüdde, Rirkrit Tiravanija da Neugerriemschneider, Haris Epaminonda da Mininie Rodeo e Laura Lima daA Gentil Carioca. Quest’ultima galleria brasiliana esponeva un artista molto ammirato da diversi collezionisti italiani tra cui l’avvocato bresciano Andrea Boghi, che ha apprezzato anche Rose Salane da Carlos/Ishikawa, e Giovanni Scarzella, fondatore della webapp per l’archiviazione delle opere d’arte Archeto, che è riuscito a comprare una sua opera prima che facesse il tutto esaurito. Anche Scarzella ha apprezzato Alvaro Urbano, Alicja Kwade e anche Norbert Bisky, sempre da König, oltre a Julia Curtiss da Anton Kern. Estimatore di Alvaro Urbano anche Tommaso Tisot, avvocato e presidente del cda della societàProfessional Trust Company che si occupa di pianificazione patrimoniale e trust nel mondo dell’arte. Dalla stessa galleria Tisot ha acquistato un’opera in acciaio che riproduce un disegno trovato su un banco di scuola in Kosovo di Petrit Halilaj; inoltre ha apprezzato Zanele Muholi alla galleria Stevenson di Città del Capo, della quale comprerà un lavoro che ha già scelto, Mircea Cantor, Alessandro Piangiamore e Namsal Siedlecki alla galleria Magazzino di Roma, David Shrigley e i Mirror Balloon diJeppe Hein alla galleria Nicolai Wallner di Copenhagen.
Infine Mauro De Iorio, medico radiologo, ha comprato un dipinto di Enrico David da Michael Werner e un dipinto di Xinyi Cheng da Balice Hertling. “Ho trovato molto interessanti le opere di Arjan Martins da A Gentil Carioca, un artista che osservo da un po’ e che mi piacerebbe acquisire, i dipinti di Magnus Plessen da Mai 36 eWhite Cube, l’opera di Julie Curtiss da Anton Kern, purtroppo già venduta, una bella scultura di Guan Xiao e un dipinto di Ambera Wellman da Kraupa-Tuskany Zeidler, già riservati, una bellissima opera di Conrad Marca-Relli dalla Galleria Dello Scudo, un dipinto di Zhao Gang da Long March Space, il dipinto di Tala Madani daDavid Kordanskye l’opera di Pawel Althamer presentata a Parcours. Tra gli stand più belli di Statement quello di Jill Mulleady con Freedman Fitzpatrick, Alvaro Urbano con ChertLüdde e Giulia Cenci con SpazioA.”
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